“Ce la puoi fare”: il primo messaggio per accrescere l’autostima dei bambini.
Uno dei compiti fondamentali di un genitore è quello di accrescere l’autostima dei bambini. L’autostima dei bambini non è data una volta per tutte e non nasce magicamente. È qualcosa che si costruisce fin da piccoli, nella relazione con le persone e nell’esplorazione dell’ambiente. L’autostima è strettamente legata alla possibilità di sentirsi capace, di riuscire nelle cose.
Il primo modo per accrescere l’autostima dei bambini dunque è aiutarli a sentirsi capaci, creare delle condizioni per ché questo avvenga, evitando le situazioni troppo difficili, troppo al di fuori del livello di sviluppo in cui si trovano in quel momento.
Il concetto di “zona di sviluppo prossimale” di Vigotsky rimanda alla possibilità dei genitori di far fare ai loro figli qualcosa di un pochino più in là rispetto a ciò che già sanno fare, in modo che possa essere stimolante, gli possa dare la sensazione di riuscire ed essere capaci, senza però frustrare con una difficoltà eccessiva.
Ci sono giochi che spontaneamente la maggior parte dei genitori fa, senza pensare che sta anche contribuendo ad accrescere l’autostima dei bambini: “Come fa il cane? E il gatto? La mucca? E l’asinello?” La capacità di stare nella zona di sviluppo prossimale consiste, in questo esempio, nell’aggiungere un animale su cui il bimbo è incerto e magari uno che proprio non sa, in mezzo ai molti che invece già sa e con cui otterrà l’applauso e il sorriso degli adulti.
Una buona regola empirica per i genitori è non dire mai più di tre no uno in seguito all’altro: se stai chiedendo a tuo figlio di fare qualcosa e per tre volte ti ritrovi a dirgli che ha sbagliato allora bisogna cambiare compito. Non è adeguato all’età forse, o non è sostenibile per lui in quel momento per qualche altro motivo, o è sproporzionato rispetto alle sue capacità. In ogni caso il nostro scopo è accrescere l’autostima dei bambini, non diminuirla. Quindi è bene cambiare “compito”. Se decidete di giocare insieme stai attento a monitorare se tuo figlio è in grado di farlo o se ti ritrovi a correggerlo continuamente. In quel caso allora è meglio che scegliate un gioco più semplice oppure che semplifichiate quello che state facendo.
Non significa assolutamente che bisogna evitare loro ogni insuccesso o che bisogna tutelarli da performance negative. Significa che la loro esperienza prevalente deve essere quella del riuscire e soprattutto del sentire fiducia nelle loro capacità, sapendo che un insuccesso non li definisce: riproveranno.
Se vogliamo accrescere l’autostima dei bambini il messaggio che deve arrivare loro è: “Ce la puoi fare”. È un messaggio che passa anche dal lasciarli provare a fare le cose da soli, dal prendere sul serio le loro iniziative e sostenerle.
A proposito del dire o non dire “Bravo” ai bambini esistono diverse filosofie. Una corrente di pensiero sostiene che non si debbano lodare i bambini perché la lode, citando A. Kohn, sarebbe una forma di controllo edulcorato. Io condivido che troppo spesso i genitori usino espressioni come“Bravo” o “Fai il bravo” in modo un po’ manipolatorio. Ritengo quindi che dovremmo evitare di dirlo quando lo usiamo a questi scopi. Ma Alfred Kohn, Thomas Gordon e altri autori si spingono oltre suggerendo di non dire niente, di non commentare i successi. La lode viene ritenuta sbagliata di per sé, in quanto giudizio.
Io ho molto riflettuto su questo e ciò che oggi penso è che noi abbiamo bisogno di sapere cosa dobbiamo fare. Siamo esseri sociali, il nostro è un cervello sociale che aspetta di capire come muoversi nel mondo e il primo modo che ha per capirlo è sociale: mamma che sorride quando faccio qualcosa che le va bene, mamma che si acciglia quando faccio qualcosa che non le va bene. Abbiamo bisogno fin dalla nascita di ricevere dei feedback su ciò che le persone intorno a noi ritengono giusto o sbagliato rispetto all’ambiente che abitiamo.
Abbiamo bisogno di sentirci riconosciuti nelle cose difficili che proviamo a fare. Se è possibile non dire “Bravo”, è impossibile e secondo me anche innaturale non sorridere di fronte a un bambino che riesce a portare il cucchiaio alla bocca per la prima volta senza far cadere nulla, a contare fino a 10, a fare una capriola, ad andare via da solo con gli scout. Trovo assolutamente sbagliato pensare di diventare genitori inespressivi per paura di manipolare un figlio; dunque bene che negli ultimi anni si sia aperta una riflessione sul “bravo”, ma anche censurare una parola forse non ha poi così senso.
Inoltre noi continuamente diciamo ai nostri figli “Non fare questo, non fare quello” (anche solo per tutelare loro la sicurezza). Se vogliamo accrescere l’autostima dei bambini dobbiamo stare attenti a illuminare anche il positivo, non solo il negativo.
Gli umani hanno bisogno di sapere che possono agire sull’ambiente, che possono modificare le cose quando ne hanno bisogno, che la loro presenza ha un’influenza sul mondo che abitano.
Per accrescere l’autostima dei bambini bisogna permettere loro di esprimersi e prendere in considerazione ciò che dicono o fanno. Devono poter dire cosa vorrebbero mangiare questa sera, ovviamente potendo rimandare alla sera dopo se la cena è già in corso d’opera; se propongono di fare qualcosa di diverso dal programma prefissato, perché non prenderli in considerazione? Magari è una bella idea.
È importante che ci ricordiamo che i bambini sono persone, per quanto piccole. Che noi possiamo avere un’idea più chiara e adulta delle cose da fare, delle cose pericolose, delle regole sociali, ma proporzionalmente all’età (e ovviamente valutando di volta in volta) è importante che permettiamo loro di modificare i nostri pensieri e le nostre azioni, dando retta a loro.
Immaginiamo un neonato nella culla con una giostrina di fronte. La osserva e intanto muove braccia e gambe. Un giorno per caso la sua manina tocca uno degli animaletti della giostra e questo comincia a dondolare. Allora il piccolo ci riprova, lo fa dondolare di nuovo, contento. Ha scoperto per caso che può agire sulla realtà. E questa è una grande scoperta.
Il suo pianto produce una risposta nell’adulto, anche così impara che può agire sulla realtà. Spesso noi genitori temiamo che questo possa mettere in discussione la nostra autorità, ma non è affatto così, anzi. Considerare le loro proposte aiuta moltissimo ad accrescere l’autostima dei bambini: mostra loro che hanno un potere sulla realtà, che la loro presenza non è indifferente nella famiglia e questo non può che facilitare i rapporti.
Per accrescere l’autostima dei bambini è centrale rispettarli, nel loro corpo e nella loro mente.
Se vogliamo accrescere l’autostima dei bambini evitiamo i ricatti: sono umilianti. “Se fai così ti compro questo”, “Se non fai così ti tolgo la Play Station” ecc. sono modi facili e veloci per ottenere quello che si vuole, almeno nell’immediato, ma non sono rispettosi del bambino e della sua personalità. Oltre al fatto che la volta successiva sarai punto e a capo perché il tuo bambino non avrà imparato niente sull’importanza di ciò che gli chiedi, ma avrà imparato solo cosa ottiene o cosa perde se fa come dici tu.
Per accrescere l’autostima dei bambini dobbiamo avere considerazione della loro intelligenza e non dobbiamo approfittarci della loro fiducia in noi: ricattandoli in fondo non facciamo che usare contro di loro quello che noi sappiamo che a loro piace o non piace.
Rispettiamo poi il loro corpo, luogo sacro: niente schiaffi, schiaffetti, sculacciate. “Siamo venuti su tutti così e siamo cresciuti bene” non è un’argomentazione sensata, mai. Tanto meno rispetto alla possibilità di usare le mani quando parliamo del bisogno di accrescere l’autostima dei bambini.
La cosa forse più importante per lo sviluppo psicoemotivo in generale e quindi anche per accrescere l’autostima dei bambini è riconoscere e legittimare le emozioni che stanno dietro ai comportamenti, anche a quelli inadeguati.
Se il tuo bambino è arrabbiato e spacca un piatto il suo comportamento è inadeguato. Ma la sua rabbia va bene, qualunque ne sia la causa anche se tu non la condividi. Per esempio è arrabbiato e ha rotto il bicchiere perché voleva bere dalla cannuccia e tu non gliel’hai permesso. Ok, il motivo per te può essere futile. Ma se dici: “La cannuccia è un capriccio” o “Sei cattivo” non stai legittimando la sua emozione. Lui voleva la cannuccia, magari perché voleva fare un esperimento che nemmeno immaginiamo o anche solo perché tu hai detto di no e lui vuole affermare la sua volontà. Queste sono cose importanti e noi dobbiamo riconoscerlo.
Se penso che per me è importante avere un numero uguale di olive sulla pizza e che l’unico motivo per cui non mi lamento quando sono dispari è che a quasi 40 anni sarebbe sconveniente, non posso certo discutere l’importanza di una cannuccia per un bambino. Non ha potuto bere dalla cannuccia, quindi si è arrabbiato e questo noi dobbiamo legittimarlo: “Ho capito, volevi la cannuccia e hai rotto il bicchiere. Dovevi essere proprio arrabbiato. Ma non puoi rompere il bicchiere, perché poi non lo abbiamo più”.
Il riconoscimento emotivo è un fattore centrale per accrescere l’autostima dei bambini: se quello che io sento non ha valore, non viene visto, riconosciuto e legittimato come faccio a pensare che io vado bene?