Affrontare il trauma della malattia oncologica con l’EMDR

Affrontare il trauma della malattia oncologica

 

Affrontare il trauma della malattia oncologica non è affatto facile. Il tumore è una malattia che colpisce, in Italia, oltre 365000 persone all’anno. Ogni persona che riceva una diagnosi di tumore è una persona traumatizzata. Ogni suo familiare, è una persona traumatizzata. L’impatto che questo evento ha sulle vite di ciascuno varia a seconda di molti fattori, ma sicuramente costituisce un trauma impattante.

Affrontare il trauma della malattia oncologica: i fattori di rischio

Ovviamente al primo posto c’è la gravità della malattia e l’aspettativa di guarigione connessa; il tipo di cure necessarie, di interventi più o meno invasivi, la necessità di asportazione di organi; le condizioni di vita nel momento della diagnosi a livello familiare, amicale, lavorativo/economico. E la storia della persona, la sicurezza che si porta dentro fin dall’inizio della sua vita.

Tendiamo sempre a sottovalutare questo aspetto. Ma cosa c’è nello zainetto che si porta chi riceve una diagnosi di tumore? Ci sono risorse di sicurezza, speranza e fiducia? O traumi passati inelaborati, preoccupazioni economiche importanti, legami di attaccamento insicuri? Perché quello zainetto cambierà l’impatto che la diagnosi ha sulla vita della persona. Ed è sempre più chiaro che lo stato psicologico ha un peso importante nell’esito della malattia. In verità, è sempre più chiaro che il nostro “passato psicoemotivo”, il contenuto dello zainetto, concorre all’insorgenza della malattia. Indagando su cosa è successo uno o due anni prima che il tumore si sviluppasse, si troveranno molto spesso eventi traumatici inelaborati.

Affrontare il trauma della malattia oncologica: la sindrome psiconeoplastica

Si parla di sindrome psiconeoplastica per indicare quella costellazione che descrive lo stato psichico dei malati oncologici. Chi riceve una diagnosi cercherà di affrontare la malattia nel miglior modo possibile e con meno sofferenza possibile. Cercherà di negare o rimuovere le informazioni, per poter continuare a funzionare nella normalità della vita quotidiana. Si arrabbierà, nel tentativo di combattere questa diagnosi e il vissuto di tradimento da parte del proprio corpo. Inoltre si sentirà in colpa, chiedendosi se se lo è meritato, perché il senso di colpa ci restituisce il controllo delle cose e contrasta l’impotenza. Della sindrome neoplastica fanno parte anche un senso di morte, di ineluttabilità, di perdita, di disgregazione, ingiustizia e frustrazione. Si aggiunga la caduta dell’immagine corporea e i dubbi sulla propria capacità sessuale. Il tutto dentro  all’angoscia di perdita del proprio ruolo familiare e lavorativo.

Affrontare il trauma della malattia oncologica: il dopo

Il tumore, dunque, non è solo un fatto organico. Non basta “farsi forza” e aspettare che passi. Anzi, proprio per tutto quello che si porta dietro dal punto di vista psichico spesso il dopo è emotivamente più difficile del prima. Gli esseri umani lottano, fino a che c’è da lottare. Mentre sei nell’occhio del ciclone tiri fuori ogni risorsa che hai per sopravvivere. Quando il ciclone è passato e sei al sicuro fai i conti coi danni che il ciclone ha fatto. E quel senso di sicurezza non si riesce a ripristinare completamente, continui a sentirti a rischio. Continuiamo a cercare di leggere i dati di realtà per controllare e prevedere ciò che ci può accadere. Anche il più banale dolore può gettare nel panico chi ha vissuto il trauma del tumore.

Affrontare il trauma della malattia oncologica: ripristinare la sicurezza

La perdita di speranza e della sensazione di poter ricevere aiuto sono risposte tipiche di chi fa l’esperienza di separazione o perdita. E il cancro è, prima di tutto, una grande esperienza di perdita di identità. Il primo Sé è un Sé corporeo, diceva Freud. Cioè il primo aspetto della nostra identità è il corpo. Quando questo si ammala gravemente tutta la nostra identità si deve ristrutturare. In senso corporeo, psichico, familiare, sociale e qualche volta anche lavorativo. Il cancro segna un prima e un dopo.

Gli umani hanno bisogno di sentirsi al sicuro, di sentirsi parte di una rete con dei legami e di immaginarsi nel futuro. Il cancro, con l’ombra della morte che si porta dietro, mina tutto questo balla base.

È necessario dunque, per la salute psichica, che l’evento tumore venga integrato nelle reti neurali per quello che è. Non di più, perché comporterebbe una paura paralizzante; ma neanche di meno, perché la negazione dell’impatto degli eventi fa molto male alla psiche.

Tutti noi, secondo il modello AIP, possediamo per fortuna un sistema innato di autoguarigione mentale. Il trauma blocca questo naturale e fisiologico meccanismo psichico. La terapia EMDR, raccomandata anche dall’OMS per il Disturbo Post-Traumatico da Stress, riavvia l’elaborazione adattiva degli eventi.

Affrontare il trauma della malattia oncologica con l’EMDR

L’EMDR è una tecnica che permette di elaborare gli eventi traumatici attraverso i movimenti oculari o una stimolazione bilaterale.

È necessario che le persone con un tumore abbiano delle informazioni su quanto vivono o vivranno. Per esempio sulla relazione tra stress e dolore, o sui disturbi del sonno. Il cancro produce in quasi il 40% delle persone disturbi del sonno. I disturbi del sonno producono, a loro volta, irritabilità, malumore, ansia, deficit di attenzione e concentrazione. Imparare ad ascoltare il proprio corpo e rispettarne le esigenze è un obiettivo fondamentale in questi casi. Per esempio, bisogna imparare a dormire quando è possibile, non necessariamente di notte, se l’ansia tiene svegli.

Esistono diverse tecniche di autoaiuto, fondate sul respiro e sull’immaginazione, che possono rivelarsi molto utili per i pazienti oncologici. La nostra mente ha il grande potere della fantasia: possiamo fare delle meravigliose esperienze nella nostra mente. Questo può aiutare nel qui ed ora, per gestire per esempio l’ansia; per ricominciare a convivere con il proprio corpo e ritrovare un senso di padronanza; ma anche nel futuro, per integrare informazioni su come affrontare un momento negativo immaginandolo prima.

La stimolazione bilaterale tipica dell’EMDR può accompagnare, rinforzare e velocizzare tutte queste operazioni psichiche.

Lavorando con EMDR si sceglieranno i ricordi peggiori da elaborare, tra le esperienze relative alla malattia. Diagnosi, cure, operazioni, ricadute, cambiamenti corporei temporanei o permanenti. Si lavorerà poi anche sul presente, elaborando le preoccupazioni e le ripercussioni della malattia sulla vita attuale. Andrà inoltre affrontato il futuro, costruendo scenari possibili a seconda dei dati medici reali.

Affrontare il trauma della malattia oncologica di un familiare

I familiari dei pazienti oncologici hanno un’esperienza molto simile a quella del malato. I vissuti di perdita, di mancanza di speranza nel futuro, di ridefinizione della propria identità, sono condivisi da malati e familiari. L’angoscia di morte, l’ansia, lo stress e la depressione riguardano anche i familiari e influiscono pesantemente sulla quotidianità, già stravolta da impegni medici.

I familiari però non hanno il corpo ferito e questa è un’importante differenza. Dall’altra parte spesso si sentono addosso il peso di una responsabilità molto grande. In particolare questo è vero per i coniugi, per i quali l’impatto della malattia è importante. Talvolta anche superiore a quello che la malattia ha sul malato stesso. Il coniuge infatti è altrettanto esposto ma, essendo il partner sano, ci si aspetta da lui una resistenza stoica.

L’intero sistema famiglia, dunque, ha bisogno di supporto e aiuto specifico per l’elaborazione del trauma. L’EMDR è dunque indicato per tutta la famiglia, non solo per il malato stesso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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