Aiutare il tuo bambino a superare un trauma medico, come un intervento, un ricovero o una procedura invasiva è possibile con alcuni accorgimenti. Quasi quotidianamente leggo sui social domande di genitori preoccupati perché il figlio ha avuto paura in ospedale. Si chiedono se sia meglio parlare di ciò che è successo o distrarre il piccolo; o se magari è il caso di riprendere la quotidianità come se nulla fosse mai accaduto e aspettare che il tempo curi le ferite.
Ecco, su questo ti dico subito di no. Se vuoi aiutare il tuo bambino a superare un trauma medico contare sul tempo che passa può essere rischioso. Il tempo non cura un trauma, di solito. Certo ci sono dei tempi fisiologici per l’elaborazione degli eventi. Se per esempio hai subìto un lutto importante datti almeno un anno per riuscire ad elaborarlo. Ma quando un evento è stato traumatico allora la mente ha bisogno di altre risorse per poterlo elaborare. Il tempo, di per sé, non basta.
Forse però stai pensando che tu invece sei riuscito a non pensarci più, a quella cosa che ti è successa tanto tempo fa. È vero. Questo è possibile. Ma a che prezzo? Non pensarci non equivale ad elaborare. Forse convivi con delle paure, con un disturbo d’ansia o con una forma di dipendenza. Forse non fai il collegamento, ma il trauma subìto nel passato molto probabilmente c’entra.
Un evento è traumatico quando ha caratteristiche tali da non essere integrabile nella mente. Cioè quando le emozioni, i pensieri e le sensazioni che derivano da quell’evento sono troppo dolorose o troppo assurde per riuscire a tollerarle. Rimane dunque congelato nelle reti neurali della mente, associato ad emozioni intense e per questo separato dal resto delle parti del cervello.
Ora sappiamo dalla ricerca che dopo un trauma il cervello cerca di curarsi e integrare quell’evento nel resto della mente. E’ per questo che continua a pensarci. Ma d’altra parte vuole anche non sentire più così tanto dolore e allora cerca di fare di tutto per NON pensarci. Rimane quindi un costante stato d’ansia, di tensione di base che non permette di dormire, mangiare, lavorare ecc.
La mente funziona sempre in ottica adattiva, per poter continuare a funzionare. Solo che in caso di trauma ci sono due spinte, entrambe adattive, che muovono il cervello. Da un lato la mente vuole chiudere l’evento, così continua a tornarci. Da qui i pensieri intrusivi. Dall’altro vuole tenerlo lontano dalla consapevolezza, per poter proseguire con la quotidianità. Si spendono così un sacco di energie!
La prima e più importante cosa da fare per aiutare il tuo bambino a superare un trauma medico è narrarlo. Aiutarlo a far sì che i suoi ricordi diventino il più possibile consapevoli, espliciti, chiari.
Se è piccolo ti consiglio di raccontargli bene, tante volte, fino a che senti che ce ne è bisogno, quello che è successo. Prima, durante e soprattutto dopo. Devi aiutarlo a fare una “narrazione” dell’evento, un racconto inserito nel tempo. Deve capire che quell’evento c’è stato e che è finito, è nel passato. Con poche parole, quelle che lui può capire, costruendolo piano piano anche in più volte.
È importante che abbia un racconto completo di immagini, sensazioni corporee, pensieri ed emozioni vissuti in quel momento. Quello che è accaduto deve essere inserito nel tempo, avere un inizio uno svolgimento e una fine, e contenere le caratteristiche vissute. Il momento della paura, del dolore, della mancanza della mamma. Ma anche quello in cui vi siete rivisti, il dolore è passato, gli amici sono venuti a trovarlo e lui poi è uscito dall’ospedale ed è andato in camera sua a giocare.
Se è grande puoi cercare di farlo raccontare a lui, aiutandolo ad aggiungere i pezzi mancanti al racconto. Ovviamente più il racconto è suo meglio è. Ma con un ragazzo di 15 anni sarà possibile, mentre con un bambino di 2 dovrai fare quasi tutto tu.
Il secondo consiglio è far sì che, ripensando a quella giornata, tuo figlio possa integrare anche cose positive. È guarito? Quantomeno è stato soccorso e protetto. Poi magari ha vinto anche un gelato extra. E un regalino. E tante coccole. Sembrano banalità ma non lo sono.
Non devi MAI negare ciò che c’è stato di negativo, anzi. Aiutare il tuo bambino a superare un trauma medico significa innanzitutto riconoscerlo e nominarlo. Ma è importante valorizzare anche le risorse che ha avuto a disposizione, per costruire un senso unitario e globale degli eventi che gli capitano. La forza del suo corpo, le sue capacità di autocura, il coraggio che ha avuto, la presenza della mamma, le coccole di papà. La scienza medica, i dottori, i soccorritori, l’ambulanza che corre veloce in mezzo al traffico. Sono tutti fattori protettivi, risorse che ha avuto. Riflettici con lui.
Infine, devi spiegare a tuo figlio che il dolore è la sua prima risorsa. Il dolore è un segnale. Ci sono persone che hanno una malattia molto pericolosa, per cui non sentono dolore. Queste persone sono costantemente a rischio, devono stare molto attente perché non sentendo dolore non si curano anche quando ce n’è bisogno. Per fortuna invece il tuo bambino ha sentito male, quindi è stato possibile curarlo e guarirlo. Il dolore c’è perché il suo corpo funziona bene.
Poi però è anche finito. Quando il corpo è guarito, o quando i dottori se ne sono presi cura, è passato. Quanto è durato? Più o meno di una puntata dei Super Pigiamini? È durato più o meno della sigla? E quanto è stato intenso? Come quando ti schiacci un dito nella portiera o come quando cadi e ti sbucci un ginocchio?
Per aiutare il tuo bambino a superare un trauma medico devi aiutarlo a dirigere la sua attenzione sulle caratteristiche di ciò che ha provato.
Alle volte però accade che il trauma sia davvero troppo. Che tutte le attenzioni di cui sopra non bastino. O che le medicazioni, i ricoveri, le procedure mediche siano molteplici, invasive, reiterate nel tempo.
Può essere che l’evento sia stato molto stressante, che non si sia strutturato un vero e proprio disturbo post traumatico. Ma ripensarci potrebbe comunque provocare sofferenza e tensione anche corporee; oppure noti tuo figlio cerca di non soffermarvisi, di pensare ad altro; o vedi che per lui è sempre più difficile accettare di essere curato. In tutti questi casi ci potrebbe essere una difficoltà, una sofferenza diciamo sotto soglia, che sarebbe meglio trattare. Devi sapere che ci sono degli strumenti a tua disposizione, che possono aiutarvi.
Da circa 20 anni abbiamo a disposizione una tecnica molto valida, che si chiama EMDR (Eyes movement desensitisation and reprocessing). Ormai la ricerca è tale e le evidenze scientifiche della sua efficacia sono talmente tante che l’OMS l’ha validata come terapia d’elezione per i traumi.
È una tecnica molto semplice (ma non facile!), veloce ed efficace. Attraverso la stimolazione bilaterale mette la mente in condizioni di trovare in sé le risorse necessarie per elaborare il trauma e affrontare il futuro.
L’EMDR non fa dimenticarele cose, assolutamente no. Però facilita l’elaborazione della parte traumatica di un evento, quella parte che non permette alla mente di funzionare in modo integrato.
Se senti di avere bisogno di aiuto, per te o per tuo figlio, l’EMDR è una buonissima risorsa.