Assistere alla violenza domestica è un trauma: conseguenze e trattamento

assistere alla violenza domestica

Assistere alla violenza domestica, cioè all’aggressività di un genitore verso l’altro, è una forma di maltrattamento. La violenza domestica infatti non si perpetua solo nei confronti del coniuge che la subisce (di solito la madre), ma anche nei confronti dei figli che assistono all’aggressione.

La famiglia è segnata da una costante instabilità affettiva. Infatti il padre è un padre che spaventa, che non tutela i figli dall’esposizione alla propria violenza. Intanto, la madre è costretta a difendersi. Non può quindi rispondere adeguatamente ai bisogni dei propri figli.

I rapporti familiari si deformano e si confondono: in molti casi i figli si occupano delle madri, andando incontro a una inversione di ruolo pericolosa. Gli stessi padri maltrattanti, spesso, si aspettano che i figli offrano loro supporto emotivo, proprio in relazione alla violenza che attuano.

Le madri inoltre vengono totalmente delegittimate e così alla lunga i figli si trovano ad assumere lo stesso atteggiamento dei padri. Questa è un’ulteriore violenza nei confronti della donna, certo. Ma lo è anche nei confronti dei minori, che non hanno neanche un genitore positivo a cui riferirsi.

I padri maltrattanti sono di solito molto diversi nella sfera pubblica e in quella privata: affettuosi e premurosi in pubblico, nascondono bene l’altra parte di sé. I bambini vedono che il padre potrebbe essere diverso, ma non in casa. Ovviamente, si danno la colpa dei comportamenti di papà. E inoltre questo alimenta la speranza che un giorno, se loro faranno i bravi, lui sarà diverso. Insomma, una trappola.

Assistere alla violenza domestica: coniugi, ma anche genitori

In circa la metà dei casi la violenza domestica si accompagna a maltrattamento o trascuratezza nei confronti dei figli.

Inoltre il partner che usa violenza domestica nei primi 6 mesi di vita del bambino attiverà probabilmente un comportamento violento anche nei confronti del bambino entro i suoi primi 5 anni.

La violenza domestica in quasi l’80% dei casi precede il maltrattamento del minore. Ed è il più alto fattore predittivo di maltrattamento alla prole.

Questo per dire che troppo spesso le donne pensano che i propri partner siano dei cattivi mariti ma dei buoni padri. Non è vero. Un genitore che maltratta l’altro produce già di per sé un trauma nel bambino. Per di più, molto molto spesso, diventa violento direttamente anche nei confronti del bambino.

Insomma, un genitore maltrattante DEVE farsi aiutare, altrimenti è necessario allontanarsi.

Assistere alla violenza domestica: i vissuti dei bambini

Vivere in un contesto violento significa vivere in un costante stato di paura. Un bambino che si trova ad assistere alla violenza domestica non può che sentirsi impotente e incapace. Vuole certamente salvare la propria mamma, ma non ha i mezzi per farlo. Assistere alla violenza domestica genera poi un grande senso di colpa e vergogna: nei confronti della propria mamma, per non poterla proteggere. E nei confronti del proprio papà, per non poterlo amare in modo libero e pulito.

C’è poi un altro senso di colpa che sempre si portano dentro le vittime di maltrattamento. La convinzione che in qualche modo quella violenza dipenda da loro. Che se solo fossero stati più bravi, che se solo avessero tenuto tranquillo papà, lui non si sarebbe scagliato contro mamma. È un meccanismo protettivo, perché contrasta il senso di impotenza: se dipende da me posso fare qualcosa. Ma è anche una trappola, che ingabbia la vitalità di un bambino in una responsabilità da adulto.

I disturbi provocati dall’assistere alla violenza domestica

Dipendenza da sostanze, disturbi di personalità, tentativi si suicidio, comportamento criminale sono solo alcuni degli effetti determinati a lungo andare dall’assistere alla violenza domestica.

Nel breve tempo invece assistere alla violenza domestica può causare il disturbo post traumatico da stress, con tutto quello che comporta. Dunque abbiamo difficoltà scolastiche, regressioni, disturbi del sonno, irritabilità, fobie, reattività eccessiva. E ovviamente una bassissima autostima.

Purtroppo gli effetti dell’assistere alla violenza domestica non si esauriscono al cessare degli episodi, ma perdurano per tutto il corso della vita, se non trattati. Inoltre gli studi dimostrano che non è necessario che gli episodi di violenza siano gravi e frequenti; il fatto stesso che avvengano ha conseguenze traumatiche sullo sviluppo dei figli.

Deficit cognitivi e verbali e conseguenti fallimenti scolastici, disturbi comportamentali e emotivo – relazionali: assistere alla violenza domestica ha ricadute su tutte le aree.

Le bambine tenderanno ad avere più sintomi di ansia e ostilità in famiglia; i bambini invece avranno più facilmente comportamenti violenti diretti all’esterno.

Assistere alla violenza domestica: una porta spalancata sul bullismo

Il bullismo non nasce dal nulla; subìto o agito che sia nasce dalla paura, dalla scarsa autostima e dalla depressione.

Ed è così che si trasmette la violenza di generazione in generazione. Se ho fondamentalmente sempre paura, se sono fondamentalmente triste, se mi sembra di non valere niente. La violenza colpisce tutto, mi annienta: finisce allora che non ho strumenti emotivi né cognitivi.

Dunque non mi resta che attaccare, per mettermi in sicurezza.

Devo diventare violento, perché è la cosa che ho imparato che va bene, che funziona e che fa sì che gli altri abbiano paura di me.

Forse io così esco dal mio stato di terrore, se riesco a spaventare gli altri.

E allora anche questi bambini, a meno che non trovino altre risorse, faticheranno molto come genitori: non hanno conosciuto protezione, non sapranno darne.

Le madri maltrattate che dicono che non se ne vanno per i figli perché “Non è un buon marito ma è comunque un buon padre” devono sapere che questa è una solenne bugia.

Trattare gli effetti della violenza assistita con la psicoterapia EMDR

Come detto assistere alla violenza domestica ha effetti a lunghissimo termine.

È pressoché impossibile che una persona si presenti in studio perché vuole elaborare quegli episodi. Molto più facile è che si venga per altri tipi di disturbi e che dalla raccolta dati emerga una storia di violenza assistita.

Lavorare con l’EMDR significa lavorare col sistema adattivo che guida il cervello, ma bisogna farlo con delicatezza.

Bisognerà elaborare il maltrattamento subìto, certo. Ma anche i legami di attaccamento disfunzionali che si sono creati in quel sistema familiare e che hanno di fatto permesso che la violenza avvenisse.

Prima di andare sul passato però bisognerà costruire un senso minimo di sicurezza, che permetta poi di cooperare per il raggiungimento di un obiettivo condiviso.

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