Capire gli adolescenti e sostenerli è uno dei grandi compiti di un genitore.
In adolescenza tutta una serie di nuovi processi cerebrali permette la nascita di un pensiero astratto, concettuale e creativo. Il pensiero del bambino è concreto, si concentra sui dettagli; il pensiero adolescente è ancora legato ai dettagli ma diventa capace di astrazione e creatività. Gli adolescenti infatti sfidano le regole e pensano fuori dagli schemi. In un mondo in costante mutamento questa caratteristica garantisce alla comunità umana un alto grado di adattamento.
Il cervello adolescente minimizza i rischi, si concentra sui vantaggi delle azioni. Sarà solo intorno ai 24 anni che si compirà il definitivo passaggio verso un pensiero globale, che soppesa costi e benefici.
La fascia d’età adolescenziale è quella più in salute, statisticamente, rispetto a bambini o adulti o anziani. Ma è anche quella col maggior numero di morti per cause evitabili.
Gli adolescenti in effetti hanno una caratteristica: vanno alla ricerca del rischio e dell’euforia.
Per capire gli adolescenti e sostenerli nella loro crescita bisogna comprendere qual è il loro fondamentale compito evolutivo. Devono andare nel mondo a cercare un partner con cui fare una famiglia, procreare e garantire la sopravvivenza della specie.
Ma devono farlo lontano da casa, per minimizzare la possibilità di rapporti tra consanguinei e indebolire il patrimonio genetico. Correre il rischio è necessario, per l’intera umanità.
Il cervello degli adolescenti si modifica dunque affinché abbia voglia di assumersi più rischi. Il livello di base della dopamina, neurotrasmettitore che dà il senso di gratificazione o ricompensa, è più basso in adolescenza. Ma il rilascio di dopamina, quando accade qualcosa di eccitante, è più intenso.
Ecco perché i teen-ager sono più facilmente inclini alla noia se non hanno cose nuove e stimolanti da fare. Ed ecco perché sono anche più inclini a sviluppare dipendenze. Tutta colpa della dopamina!
Dunque dobbiamo lasciare che si buttino dai palazzi?
No certo, dobbiamo proteggerli e insegnare loro a proteggersi.
Dunque per capire gli adolescenti e sostenerli nel loro processo di crescita proponiamo attività interessanti, alternative. Non limitiamoci a mettere regole ferree su cosa non fare. In caso di conflitti chiediamo quali soluzioni hanno in mente, qual è la loro opinione sulle cose. E permettiamo loro di sperimentarsi nelle novità, sempre dentro un confine sicuro.
Dobbiamo aiutare gli adolescenti a pensare in modo globale, rispettando la loro caratteristica di massimizzare gli aspetti positivi e minimizzare i negativi. Perché folle di ragazzi scendono in piazza quando credono in qualcosa? Perché stanno perseguendo un valore positivo. Forniamoglielo! Per esempio: “Impegnati a scuola perché il sapere ti rende libero e meno influenzabile!”
Abbiamo detto che il corpo adolescente deve correre nel mondo, lontano da casa. Il cervello si attiva affinché questo avvenga. Andare lontano da casa significa allontanarsi dai propri adulti di riferimento. Riconoscere l’importanza del gruppo dei pari è necessario per capire gli adolescenti e sostenerli.
Nella nostra società moderna non ci sono, di solito, altri adulti a cui far riferimento oltre ai propri genitori. Il gruppo di pari dunque assume un’importanza peculiare.
Per di più il nostro arcaico sistema di difesa sa bene che l’isolamento è pericoloso: ci si muove in gruppo per proteggersi dai predatori. I pari sono interessanti, sono protettivi e qualche volta sono anche attraenti.
Dobbiamo dunque spiegare loro che il gruppo ha delle regole, che ogni suo membro partecipa a costruire. Che non devono subire passivamente ciò che “tutti fanno”, perché ciascuno mette il suo pezzo nel gruppo. Ed eventualmente, quando le regole non ci piacciono, si possono scegliere persone diverse.
Comunque ogni adolescente si trova improvvisamente con delle emozioni fortissime che spingono da dentro. Spingono a muoversi, a prepararsi all’azione. E l’azione a cui spingono le emozioni e le pulsioni sessuali è avvicinarsi alle persone da cui si è attratti.
L’età della pubertà (cioè dei cambiamenti ormonali e dello sviluppo dei caratteri sessuali secondari) per diverse ragioni si è abbassata negli anni. L’età della formazione della famiglia invece si è alzata. Così il tempo che intercorre tra pubertà e formazione della famiglia è molto ampio. È più facile quindi che i rapporti sessuali occasionali siano il modo in cui i ragazzi scoprono la propria sessualità.
Il nostro compito di genitori è spiegare loro qualcosa a proposito della sessualità, dell’amore e dell’affettività. Dobbiamo ovviamente spingerli a proteggersi: non nuocere a te o all’altro. Spiegare qualcosa sul rispetto per se stessi e sul fatto che ci si può tirare indietro, anche all’ultimo momento. Anche nel mentre. E che ascoltare ed esprimere il proprio e altrui desiderio è importante; anzi, che il proprio giudizio è più importante del giudizio dei pari. Dobbiamo accompagnare costantemente i nostri figli affinché aderiscano alla propria coscienza individuale, anche dentro al gruppo.
Il bisogno di appartenenza a un gruppo, come sappiamo, può anche portarci a fare cose molto pericolose. Per questo sarà molto importante avere costruito negli anni un dialogo coi nostri figli e osservarli anche solo da lontano. Dire dei no che siano molto chiari, coerenti, sicuri.
Ma non limitiamoci ai no. L’adolescenza è il momento migliore per essere testimoni. Testimoni delle loro esperienze (“Ti vedo”) e delle nostre (“Ti capisco”).
Raccontiamoci. Raccontiamo loro di quella volta in cui abbiamo sofferto così tanto per quella persona che non riuscivamo più a respirare. O di quando ci siamo sentiti cosi tristi e incompresi che tutto sembrava nero. Raccontiamogli poi che quel momento è passato. E che ci sono stati molti altri momenti così, ma anche molti momenti di pura meraviglia. Raccontiamogli di quella persona che ci aiutato, o di quel pensiero che ci ha sostenuto. Che vivere sembra davvero molto difficile a volte, ma che in ciascuno di noi ci sono incredibili risorse.
Quando ci raccontiamo, cerchiamo di dire la verità. I ragazzi sono alle prese con la ricerca di se stessi. Un giorno si sentono bellissimi, il giorno dopo vorrebbero sprofondare. Intrecciano relazioni profondissime, alla ricerca del loro nuovo legame di attaccamento, del partner della vita. Ma queste relazioni poi finiscono, magari anche nel giro di una notte. Si ritrovano in un mondo di amici con cui si divertono, litigano, si confidano, si perdono. Cercano di separarsi da noi adulti, ma si rigirano continuamente a guardarci. Spesso vanno, nonostante il nostro no. Ma se abbiamo instaurato nel tempo una base di affidabilità se lo portano dentro, questo no, come confine. Anche se vanno.
Se vogliamo capire gli adolescenti e sostenerli dobbiamo essere affidabili e rimanere tali. Non possono andare a dormire, alla fine di una giornata in cui hanno vissuto tutte queste cose, col dubbio di non potersi fidare di noi. Se abbiamo fatto una promessa manteniamola, se abbiamo sbagliato chiediamo scusa, se hanno bisogno di parlare ascoltiamoli, se non possiamo farlo, spieghiamoci.
Possiamo raccontare loro la nostra storia, quella in cui i ragazzi stessi si inseriscono e che continuano con le loro personalissime parole. A quel punto, ascoltiamoli.
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