Imparare a gestire i conflitti di coppia è la chiave per far funzionare le relazioni. La terapia di coppia si è spesso focalizzata sulla risoluzione dei problemi che generano il conflitto, ma la ricerca ci ha rivelato che quella è la strada sbagliata.
Gottman e collaboratori hanno osservato che il 70% dei problemi di una coppia è perpetuo, senza possibilità di soluzione. Le coppie che rimangono insieme non sono quelle che non hanno motivi di conflitto ma quelle che sono capaci di stare in un litigio in un modo costruttivo.
Molto spiacevole è quando uno o entrambi i partner si sentono umiliati dall’altro. Le coppie che più probabilmente si divideranno sono quelle in cui il litigio è fatto di ostilità o addirittura di disprezzo. Sono coppie in cui litigare vuol dire partecipare a un incontro di boxe: lo scopo è vincere, mettere l’altro al tappeto. Alla fine tutti sono esausti e con evidenti segni di lotta. È davvero importante imparare a gestire i conflitti di coppia in un altro modo se si vuole dare una chance alla propria relazione. Bisogna fare di tutto per rimanere giù dal ring.
Questo non significa non arrabbiarsi, la rabbia va sempre bene, come tutte le emozioni. Sia i partner felici che quelli infelici si arrabbiano. Ma si può litigare senza attaccare la relazione, si può imparare a gestire i conflitti di coppia invece che agirli senza consapevolezza.
Litigare è fisiologico, serve a capirsi. La ricerca dice che circa il 70% dei problemi in una coppia è perpetuo, irrisolvibile. Può cambiare forma nel corso degli anni ma è sempre presente. Litigare, discutere, arrabbiarsi è inevitabile e non c’è nulla di male. Quando però il litigio si trasforma in abuso diventa un problema.
Critica, difesa, disprezzo e ostruzionismo sono quelli che Gottman ha definito i quattro Cavalieri dell’Apocalisse, cioè ciò che distrugge la relazione. Il disprezzo è un’escalation della critica, in cui si assume una posizione di superiorità (per esempio con commenti sarcastici). Nell’ostruzionismo invece il partner non si limita a difendersi ma si ritira e il confronto diventa impossibile.
Se salire sul ring e usare i 4 Cavalieri è distruttivo è distruttivo anche un atteggiamento di ritiro senza ostilità. Di solito è un processo lento ma progressivo, in cui non ci sono emozioni negative ma nemmeno particolarmente positive, in cui l’interazione tra i due partner è limitata a questioni logistico-funzionali. Non c’è rabbia, ma un disinvestimento rispetto all’amore, all’altro.
Quando ci si accorge che questo è avvenuto spesso le due vite sono ormai parallele ed è difficile recuperare. Bisogna reinvestire sull’altro ma anche sulla propria identità con l’altro, che non ne fa quasi più parte. In questo caso è estremamente importante riattivare l’interesse nei confronti del partner. Riguardare la storia della coppia, ricordarne i momenti importanti e da lì ricominciare ad orientarsi al proprio partner, ascoltarlo, interagire, commentare, al di là della quotidianità.
Quello che tiene insieme una coppia non è il sesso, né l’assenza di conflitto. Le persone vogliono sentirsi riconosciute e accolte nei propri bisogni. Quando due partner si scelgono lo fanno perché condividono dei significati, una visione del mondo, dei bisogni profondi. Poi il ciclo della vita della coppia può complicare le cose. Si va incontro a momenti di crisi e di ricerca di nuovi equilibri, per esempio quando nascono dei figli. Il modo in cui si litiga, in cui si gestiscono quelle difficoltà, è centrale, ancora più del contenuto del litigio.
In generale, applicare i principi della comunicazione nonviolenta è sempre una modalità molto utile per evitare la critica, la difesa, il disprezzo e l’ostruzionismo.
1- ESSERE AMICI: Quando siamo sul ring abbiamo davanti un avversario da sconfiggere. Invece non feriremmo mai intenzionalmente un amico. Lo rispettiamo. Se per caso ci arrabbiamo tentiamo di tenere integra la relazione senza distruggerla. Se ci sono momenti di rottura si riparano. Nelle relazioni sentimentali bisogna sforzarsi di coltivare l’amicizia col proprio partner, ricordare ciò che si stima dell’altro. Infatti quando ci si trova nelle situazioni di conflitto è proprio l’amicizia che ci tiene giù dal ring, perché non vogliamo fare male all’altro. Non vogliamo ferirlo, non lo disprezziamo, vogliamo solo che prenda in considerazione anche il nostro punto di vista.
L’amicizia è la condizione per cui “partiamo positivi” con il nostro partner.
Quando nella coppia c’è della negatività preesistente i partner tendono a scansionare negativamente l’ambiente e a vedere solo gli elementi negativi del comportamento dell’altro. Come avendo costantemente degli occhiali deformanti, che ti fanno vedere l’altro come un nemico.
Per imparare a gestire i conflitti di coppia mantenendo l’amicizia quindi ricordiamoci di:
Cominciare le frasi con IO invece che con TU. Infatti, dire: “Io mi sento triste quando…” è molto più amichevole che: “Tu mi tratti male”.
Evitare i sempre e i mai: stiamo nel merito di quello che sta accadendo ora.
2- MANTENERE IL CONTATTO. Ci sono coppie che si parlano mezz’ora a settimana. Se si vuole imparare a gestire i conflitti di coppia bisogna anche abituarsi a sentire ciò che l’altro dice, dimostrando interesse e curiosità. Questo vale sia in tempi di pace che nei momenti di conflitto. Se commento una notizia che sento al TG e l’altro risponde, anche solo con un “Eh si”, mi sento ascoltato. Sento che gli interessa quello che dico o che vuole darmi un segnale del suo interesse. Sento un contatto, che altrimenti non c’è. Lì si spalanca la via del ritiro.
Durante il conflitto questo atteggiamento si traduce in un disinteresse rispetto alla posizione dell’altro. Necessario è mantenere invece aperta la curiosità, il tentativo di capire ciò di cui il nostro partner avrebbe bisogno o lo fa soffrire. Quindi:
3- CALMARSI. I nostri cervelli per funzionare hanno bisogno di calma. Quando vengono secreti gli ormoni dello stress (adrenalina e cortisolo) il nostro cervello va in modalità protezione, preparandosi a reagire al pericolo. Accadono diverse cose a quel punto, tra cui il fatto che non riusciamo più ad usare tutte le parti del nostro cervello perché alcune vanno offline. Siamo in difesa, quindi siamo pronti ad attaccare o fuggire, ma non ad essere empatici e comprensivi. Così la comunicazione a quel punto è finita, o ci si ritira o diventa un combattimento.
Ci vogliono 20/30 minuti perché il corpo possa scaricare gli ormoni dello stress e la mente possa ricominciare a funzionare normalmente. Se si continua la discussione in quelle condizioni allora quasi certamente il litigio diventerà abuso.
Per imparare a gestire i conflitti di coppia quindi bisogna imparare a mantenere la calma. Ci sono due accorgimenti utili :
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