Non dire bravo ai bambini è meglio? Riflessioni sul senso della lode

non dire bravo ai bambini

Non dire bravo ai bambini è uno dei nuovi “comandamenti” che alcuni autori raccomandano ai genitori. Perché suggeriscono di non dire bravo ai bambini? L’idea è non manipolarli e non minarne l’autostima. Se impari a fare le cose in base al mio dirti bravo allora la tua autostima dipende dal giudizio esterno .

Alfred Kohn (autore di “Amarli senza se e e senza ma”) definisce i complimenti una forma di “controllo edulcorato”. Lodare i bambini secondo lui è sbagliato a prescindere, in quanto forma di manipolazione e di giudizio sul comportamento. Chi di noi, in effetti, direbbe mai bravo a un figlio che scrive sui muri col pennarello indelebile? Eppure vogliamo che si possa esprimere! E invece chi non lo direbbe a un bambino che ne aiuta un altro in difficoltà?

Quando il nostro partner fa qualcosa di cui siamo contenti facciamo sorrisi e ringraziamenti sperando che la cosa si ripeta. Viceversa, quando fa qualcosa che non vogliamo, diamo feedback negativi, in modo che non accada più.

Non dire bravo ai bambini… E gli applausi e i sorrisi?

Intanto possiamo già chiarire che per dare una conferma non serve dire bravo, basta un sorriso. Quando i piccoli per la prima volta camminano, imparano a scrivere o riconoscono un colore cosa fanno gli adulti? Un applauso e grandi sorrisi! Lodare i bambini quando “se lo meritano” è istintivo per qualunque genitore. Facciamo sapere ai nostri bambini che siamo contenti e che vogliamo che quel comportamento si ripeta! In effetti, è innegabile, è insito nel fatto stesso di giudicare un comportamento anche la volontà di controllarlo.

Dunque la domanda non è se è vero o no che i complimenti sono una forma di controllo, ma se questo è un problema.

Quando la mia prima figlia è nata questo tema del dire o non dire bravo ai bambini mi ha molto presa. Ero e sono contraria all’uso indiscriminato di questa parola. Sono figlia di una cultura in cui il bravo si usa in continuazione, anche quando non c’entra. Sono figlia di una cultura in cui l’altro, per farti sapere che ti ama, ti riempie di complimenti. Solo che così non ti ama per quello che sei, ma per quello che fai. Essere entusiasta di un qualcosa che ti sta capitando e sentirsi dire brava ti catapulta dal posto dell’entusiasmo al posto dell’esaminato. Il giudizio deforma, contorce, disorienta. Sono contenta o sono brava? E tu genitore sei contento con me o soddisfatto del tuo ‘prodotto’, che sarei io?

Riflettendoci a lungo mi sono detta che sì, possiamo cercare modi più sofisticati per dare le conferme necessarie. Possiamo non dire bravo ai bambini. Ma comunque guardo le mie figlie e vedo che mettere un fanale su quello che fanno bene è molto importante per loro.

Inoltre non voglio che le mie bambine crescano pensando che non hanno mai ottenuto un brava dalla mamma!

Non dire bravo ai bambini: come un umano su Marte

Immaginiamoci su Marte: siamo appena arrivati, siamo molto più piccoli e deboli degli altri abitanti, non conosciamo la lingua né le regole della società marziana. Mangiamo qualcosa che troviamo per strada e un passante ci fa capire che no, non va bene. Incontriamo un qualcos’altro, abbiamo fame, ma pur sempre siamo su Marte. Che facciamo? Ci guardiamo intorno alla ricerca di una conferma da qualcuno più esperto di noi sul fatto che possiamo mangiare quel qualcosa. Abbiamo fame.

Non sappiamo ancora perché possiamo o non possiamo. Non sappiamo se perché può essere velenoso o perché è “proprietà privata”. Lo capiremo, piano piano. Ma fin da subito è fondamentale per noi sapere cosa possiamo fare e cosa no.

Possiamo non dire bravo ai bambini, purché abbiano una qualche altra forma di conferma sul loro operato. Altrimenti rimarranno spaesati e spauriti, senza informazioni che saranno loro necessarie per essere liberi! La verità è che più cose imparo io su “come si fa” su Marte più posso integrarmi e autodeterminarmi. Se no devo chiedere continuamente all’altro se va bene.

Dire o non dire bravo ai bambini? Il potere tra genitori e figli

Come genitori abbiamo un grosso potere sui nostri figli. Nascono dipendenti da noi e come dicevo già a proposito della storia di Piccolo blu e piccolo giallo hanno bisogno di compiacerci, perché altrimenti muoiono. Il potere quindi è fondato sull’asimmetria naturale della relazione genitori-figli. Non è buono o cattivo, è dato.

C’è dunque una questione profonda che si intreccia col tema del dire o non dire bravo ai bambini. È la questione del rispetto dell’autenticità, dell’alterità dell’altro. Dobbiamo stare attenti a non sopraffarli con le nostre aspettative.

Ma la lode ha anche la funzione fondamentale di illuminare la strada che noi riteniamo più giusta. Se io dico: “Stai attento quando ti versi l’acqua! Si rovescia!” quando poi stai attento non posso semplicemente ignorare la cosa. Perché altrimenti sì che mino la tua autostima!

In modo anche spontaneo e inconsapevole per fortuna facciamo comunque molte cose per approvare un comportamento. Sorridiamo, applaudiamo, ci avviciniamo. Possiamo anche abituarci a dire: “Ho visto che sei stato attento, ho apprezzato molto. E sono contenta che non si sia rovesciata l’acqua!”. Ma se ci esce “Bravo!” non preoccupiamoci di censurarci. Già la nostra faccia glielo sta dicendo comunque, perché è stato proprio BRAVO!

Dire o non dire bravo ai bambini? Altri modi per lodarli

Quando facciamo un bel lavoro cosa vogliamo? Forse qualcosa come “Ho visto che ti sei impegnata tanto, mi piace molto questo passaggio per questo motivo. Ho apprezzato questo, credo che ci sia ancora da lavorare su quello”. Ci dà più soddisfazione di un semplice “Bravo”. Non è solo giudizio, è anche riconoscimento e condivisione.

Bravo è un modo semplice e immediato, ma ci sono anche lodi più sofisticate. Il giudizio può essere sul lavoro, invece che sulla persona. Ti dico quello che mi piace ma anche quello che non mi piace, così da mostrarti tutto il mio interesse. Posso dire: “Hai fatto bene, ho apprezzato molto, vedo che ti sei impegnato, trovo che sia proprio una bella idea” e così via. Ma posso anche descrivere ciò che noto: “Ci sono molti colori. Questo albero ha delle radici lunghissime”. Possiamo parlare di come è stato per te: “Sembra molto difficile! Sei soddisfatta di come è venuto?”

E in molte altre situazioni possiamo dire “Sono contenta!”. Imparare a non dire bravo e basta in automatico vuol dire abituarsi ad usare forme di linguaggio alternative a quelle più prescrittive e giudicanti. Vuol dire familiarizzare con il linguaggio emotivo e quello descrittivo, fornendo altre risorse alla mente dei nostri figli.

Dire o non dire bravo ai bambini? Bimbi docili e poco ingombranti

Marcello Bernardi nel 1972 sottolineava che se una qualche autorità superiore, per ragioni sconosciute, ci impedisse di andare al cinema, di leggere o fare ciò che per noi è importante, alla lunga scoppierebbe la rivoluzione. Ma, diceva Bernardi, “il bambino non può fare la rivoluzione; egli può soltanto protestare. E la sua protesta, noi grandi, abbiamo la faccia tosta di chiamarla ‘cattiveria’”.

Ho citato questo passo perché per me è centrale. Dire o non dire bravo ai bambini, o definirli cattivi, riflette una certa visione di come un Bambino dovrebbe essere. Ma non è una parola che cambia uno stile educativo. Quando la mia bambina stava sul seggiolone si arrampicava sempre e la ritrovavo sul tavolo. Avendo paura che potesse cadere un giorno, avrà avuto 8 mesi, le ho messo le cinturine di sicurezza. Poi qualche giorno dopo l’ho lasciata slegata e lei è rimasta ferma. È rimasta lì seduta senza arrampicarsi, senza sgusciare fuori, come se avesse le cinture. Le ho tolte definitivamente e mai più riprese. Lei, tempo un giorno, ha ricominciato ad arrampicarsi, per fortuna. E non è mai caduta.

Quello che voglio dire è che si può imbrigliare una personalità in molti modi, non solo con le parole. La si può imbrigliare per paura, in nome della sicurezza. Ma anche per gelosia, esercizio di potere, assenza di empatia, non riconoscimento dell’altro.

E allo stesso modo si può lasciare libera una personalità pur usando delle parole che hanno dentro un giudizio. La variabile fondamentale non sono le parole di per sé, ma il tipo di relazione che complessivamente costruiamo, fatta anche di linguaggio. Possiamo anche non dire bravo ai bambini, ma ciò che poi conta davvero è come usiamo il nostro potere di genitori.

 

 

 

 

photo by; <a href=”https://it.freepik.com/foto-gratuito/i-bambini-che-girano-i-pollici-in-su_1267622.htm”>Disegnato da Freepik</a>

Commenti