È esperienza di ogni genitore che talvolta il proprio bambino non dorme pur avendo sonno. In quei casi il pensiero comune è che il bambino stia tentando di resistere al sonno.
Io credo invece che quando un bambino non dorme pur essendo stanco il problema sia nella difficoltà di rilassarsi e abbandonarsi al sonno.
Se volessimo ridurre all’osso lo scopo principale degli esseri umani potremmo dire che consiste nell’autoregolazione. Tutti noi cerchiamo costantemente di trovare uno stato di base di calma e equilibrio, in cui le nostre esigenze, almeno quelle primarie, siano soddisfatte.
Se abbiamo fame siamo in disequilibrio finché non mangiamo.
Quando abbiamo sonno siamo in disequilibrio finché non dormiamo.
Se abbiamo ansia siamo in disequilibrio finché non ci calmiamo.
E così via. Noi cerchiamo costantemente, in ogni momento, di mantenere dentro a una finestra ottimale la nostra attivazione fisiologica: il battito cardiaco, la pressione, la sudorazione ecc.
Se siamo troppo agitati o troppo sottotono cerchiamo di regolarci e ripristinare il nostro stato di equilibrio ottimale. È una cosa che facciamo continuamente, il più delle volte senza nemmeno rendercene conto. Se, pur avendo sonno, non riesce a trovare questo equilibrio ottimale, il bambino non dorme.
Nel momento della nanna spesso il problema è proprio lo stato di attivazione in cui si trova il bambino.
Lasciarsi andare al sonno non è sempre semplice, fa paura. Bisogna lasciare le cose intorno, la mamma e il papà, bisogna abbandonarsi con fiducia. Passati i primissimi tempi da bebè, essendo sempre più consapevoli di ciò che succede intorno, lasciarsi andare può diventar difficile ed ecco che il tuo bambino non dorme più.
Nella mia personalissima esperienza ho osservato che l’ultima cosa che i bambini fanno è chiudere gli occhi. Mentre noi adulti ci sdraiamo chiudiamo gli occhi e aspettiamo il sonno, mi sembra che i bambini si mettano a letto, cerchino di calmarsi in mille modi, poi comincino a respirare profondamente e solo a questo punto chiudano gli occhi. Io credo che loro sentano che è in qualche modo pericoloso smettere di vigiliare. Come se prima dovessero essere sicuri di potersi rilassare.
Io so benissimo cos’è un bambino che non dorme. Lo so perché lo sono stata io e lo so soprattutto perché lo è stata la mia primogenita. Mi ricordo che controllavo come un falco gli occhi di mia figlia in attesa che li chiudesse. Invece non li chiudeva mai. E più la controllavo meno li chiudeva. Ora capisco che in qualche modo mentre io la controllavo il messaggio che mandavo era: c’è qualcosa su cui vigilare, bisogna stare allerta, non c’è da essere tranquilli. Lei non poteva trovare la calma e abbandonarsi al sonno.
La prima cosa da fare quando un bambino non dorme quindi è rendere le cose facili per il suo cervello: è il momento del sonno e del relax, puoi stare tranquillo che va tutto bene.
Se il tuo bambino non dorme può essere che arrivi un po’ agitato al momento del sonno e non già rilassato. Può essere che un pochino piagnucoli. Se cominci a pensare che cerca di resistere al sonno inevitabilmente ti innervosisci perché pensi che sia una questione di volontà. Cerca invece di ricordarti che è un piccolo animaletto che non riesce a regolarsi, a trovare la calma, lo stato di equilibrio interiore ottimale per dormire. Un bambino che non dorme ha bisogno di essere aiutato a regolarsi, se cominci ad agitarti o arrabbiarti, cioè se ti disregoli tu per primo, non lo aiuti e non vi aiuti. Anzi, la sua disregolazione e la tua disregolazione si sommano.
Se il tuo bambino non dorme il tuo obiettivo deve essere quello di aiutarlo a calmarsi, non di farlo addormentare. Il sonno verrà da sé, quando avrà trovato la serenità.
Se piange: ascolta il suo pianto. Il pianto è comunicazione, cerca di sentire quello che ha da dirti. E’ un urlo? Aspetta qualche minuto, stando lì di fianco a lui senza parlare e senza fare niente. Ascolta quello che succede. Se l’urlo passa, piange ma non senti disperazione né dolore, ma più che altro un lamento, allora probabilmente il tuo bambino non dorme perché non riesce a dormire. Non è che non vuole, è che non riesce a calmarsi.
Dormire quando si ha sonno è fisiologico, così come mangiare quando si ha fame. Il problema, se c’è, è nella possibilità di calmarsi: quella è quasi sempre una faccenda anche relazionale.
Se l’urlo o l’agitazione non passano e ancora il tuo bambino non dorme chiediti se qualcosa gli fa male, gli dà fastidio, se può avere fame o, soprattutto, se può essere uno scatto di crescita. Una postilla a proposito della possibilità che sia fame: nei primi mesi nei bimbi allattati al seno dopo un’ora/ un’ora e mezza di solito la risposta è Sì. Considera che l’ora e mezza si conta da quando ha cominciato a mangiare la volta prima, quindi se ha cominciato alle 2, ha finito alle 2.40 e alle 3.30 ti chiede di nuovo da mangiare è passata un’ora e mezza.
Il tuo bambino nasce e per i primi tre giorni dorme tutto il giorno e tutta la notte. Poi cambia. Perché? Perché è cresciuto. A 40 giorni cambia di nuovo. Perché è cresciuto. A 3 mesi, a 5, a 6, a 8, a 9, a 12, a 18, a 20 e allo scoccare di ogni anno e anche qualche altra volta tra un anno e l’altro, di solito a cavallo dello scoccare del mese. I bambini crescono a scatti, non solo di giorno in giorno. In quei periodi è come se avvenisse una piccola rivoluzione, che porta con sé nuove competenze, qualche regressione (una sleep regression spiega spesso perché un bambino non dorme) e grandi cambiamenti.
Gli scatti di crescita durano di solito qualche giorno, anche se alcuni possono essere un po’ più lunghi. Nella mia esperienza gli scatti di crescita più pesanti sono stati quello dei 5 mesi, quello dei 18 e quello dei due anni.
Come è evidente dall’elenco sopra riportato, tutto il primo anno in realtà è un continuo cambiamento, un continuo adattamento ai nuovi equilibri.
Per i primi 40 giorni limitati ad osservare il ritmo proposto dal tuo bambino. Lo dico sulla nanna, sull’allattamento, sul tenere in braccio. Su tutto. Ti aiuterà a conoscerlo. Sottolineo i primi 40 giorni perché tu ti dovrai anche riprendere dal parto (vale anche se sei un papà) e dalla nuova presenza.
Poi piano piano, gradatamente, se decidi di introdurre proposte esterne monitora e verifica se vengono accettate dal tuo bambino e che effetto gli fanno. Noi proviamo ad introdurre cambiamenti, ma loro anche lo fanno, continuamente, semplicemente crescendo. Dobbiamo adattarci reciprocamente l’uno all’altro. Anche noi abbiamo bisogno di regolarci, quando ci troviamo ad avere a che fare con questi cambiamenti.
Gli scatti di crescita producono piccole rivoluzioni e regressioni nel sonno. Questo significa che un bambino che per esempio ha smesso di svegliarsi ricomincia a farlo, nei giorni dello scatto. Ricordiamoci sempre che c’è di mezzo una questione di autoregolazione, un bambino che non dorme a causa di uno scatto di crescita non lo fa apposta. Sta imparando una nuova competenza, questo lo tiene “su di giri”, cerca di calmarsi e non ci riesce. Inoltre ogni nuova competenza è autonomia e l’autonomia porta con sé il bisogno di assicurarsi che mamma e papà siano sempre lì; quindi può essere che il tuo bambino non dorma e che per qualche giorno torni a fare come quando era un po’ più piccolo.
I nostri bambini sono nuovi e sono continuamente nuovi un sacco di volte nel corso dei loro primi anni di vita. Noi invece siamo continuità, questo li aiuta a regolarsi e proprio per questo chiedono la nostra presenza.
Di fronte a un bambino che non dorme troppo spesso i genitori cominciano a pensare che il loro figlio sia cambiato per sempre, che ora il bambino non dorme e non dormirà più per dispetto o finché non sarà grande.
Ecco, se il tuo bambino non dorme a meno che non ci siano questioni tipo denti, mal di pancia o altro che bisogna solo pazientemente aspettare che passino è probabilmente uno scatto di crescita. E bisogna solo pazientemente aspettare che passi.
Uno scatto di crescita finisce.
Spesso noi genitori non lo sappiamo e allora pensiamo che da quel giorno quel bambino ora resiste al sonno: quando entriamo in questo loop lui diventa un bambino che non dorme.
Invece no, è un bambino che sta acquisendo una nuova competenza, quindi ha bisogno di noi per esempio per abbandonarsi al sonno anche se fino a ieri si addormentava da solo. Ok, allora sto lì. Sto lì anche domani e dopodomani. E sempre osservo, con gentilezza, con calma, perché tanto so che è solo uno scatto di crescita e in pochi giorni passa. Quindi osservalo e dai retta a quello che senti. E dopo qualche giorno lo accompagnerai a nanna e uscirai e lui sarà di nuovo sereno. Altrimenti rimarrai lì e ci riproverai il giorno dopo. L’importante è che tu sia calma, gentile e sicura di quello che sto facendo. Perché è vero che al momento il tuo bambino non dorme, ma è solo uno scatto di crescita, non è che ha smesso di dormire.
Anche per noi adulti potrebbe non essere facile calmarsi. Personalmente ho tanto combattuto con la mia prima figlia per la questione del sonno. E mi sono davvero tanto arrabbiata. Troppo.
Non capivo che non riusciva a regolarsi, non capivo che per mille ragioni io arrivavo al momento della messa a letto già troppo tesa o che mi innervosivo mentre ero lì. Non capivo che il suo muoversi e rotolare era cercare una posizione e non capivo che aveva bisogno che io la aiutassi a calmarsi, non a dormire. Così ci sdraiavamo su un materasso fatto di tensione, preoccupazione, controllo, senso di inadeguatezza, impotenza, rabbia. Sarebbe stato impossibile per chiunque dormire.
Però avevo diritto anche io a uno sguardo gentile nei miei confronti, non solo lei. Avevo diritto anche io a dirmi: “Sono stanca, non riesco a regolarmi, mi sento incapace e ho bisogno di aiuto”. Anche io avevo bisogno di calmarmi e non ci riuscivo. E meno ci riuscivo, più mi sentivo frustrata, più montava la rabbia. Quando tengo gli incontri di gruppo coi genitori sulla nanna tutti i genitori il cui bambino non dorme si sentono così.
Nel tempo ho capito che le cose si svolgevano più velocemente se assecondavo i desideri della mia bambina, cercando di fare il meno possibile per farla dormire ma rimanendo lì perché lei non si agitasse o per aiutarla a calmarsi. E che mi montava meno rabbia se riuscivo a vederla come una bambina, una piccina che mi stava solo chiedendo aiuto, non mi stava facendo i dispetti.
Ho anche capito che se sono troppo stanca o troppo nervosa per altre ragioni è meglio che io non la metta a letto e piuttosto per quella sera andrà a dormire tardi. Non le succederà niente.
Ho imparato a relativizzare moltissimo il peso delle cose: non succede niente se una sera fa più tardi, se una sera piange due minuti, se una sera guarda un cartone invece che leggere un libro.
Facciamo il meglio che possiamo come genitori, su qualche cosa siamo forti, su qualche cosa mica tanto. Amen. Guardiamoci con gentilezza e relativizziamo anche i consigli degli esperti. “Di notte si formano le sinapsi, se il tuo bambino non dorme abbastanza non diventa intelligente!”; “Un bambino che non dorme a sufficienza diventerà obeso!” e altre amenità di questo tipo. Siamo esseri articolati, quasi nulla ha un’unica causa e quasi nulla ha delle conseguenze predefinibili. Quindi relativizziamo e se sentiamo che stiamo andando oltre, che è troppo e ne sentiamo il bisogno chiediamo aiuto.